RESIDENZA IN CAMPER – La nostra storia infinita…

E’ incredibile, ancora stentiamo a crederci eppure è vero: ABBIAMO LA RESIDENZA SENZA FISSA DIMORA!
Finalmente è giunto il momento in cui tutta questa vicenda, durata interminabili mesi, si è conclusa e vogliamo raccontare tutto, ma proprio tutto, ciò che è successo.

Mettiti comodo perché la lettura sarà lunga, davvero moooolto lunga (Dante ci fa un baffo!), ma siamo sicure che riuscirà ad appassionarti quasi come un film di 007, anche se la lunghezza è più simile a quella della trilogia del Signore degli Anelli, la versione estesa ovviamente…

PREMESSE

E’ necessario prima di tutto fare delle premesse per poter capire fino in fondo tutta la vicenda.

Innanzitutto ti invitiamo a leggere l’articolo in cui spieghiamo le leggi che regolamentano la residenza senza fissa dimora perché è assolutamente fondamentale conoscerle per capire l’iter.
L’articolo di cui parliamo lo trovi a questo link: https://livesingshoot.com/2021/03/10/residenza-fittizia-in-camper-facciamo-chiarezza/

Sul sito “la legge per tutti” c’è un altro articolo che ti invitiamo a leggere con attenzione perché aggiunge qualche ulteriore dato per poter meglio capire la situazione: https://www.laleggepertutti.it/358716_si-puo-vivere-in-un-camper?fbclid=IwAR3wmB1Mz1pUsXqa-6vHU-aS9UoCOr2xlIbQoOJJ0Q-LvCR-E-k4jqs6c-o

Ok, ora che hai letto tutto potrai seguire con più chiarezza tutta la vicenda… partiamo!

CAPITOLO 1 – CONTATTIAMO IL COMUNE DI TREVIGLIO

Ad agosto 2020 è scaduto il contratto d’affitto nell’appartamento di Brignano Gera d’Adda in cui abbiamo abitato fino a luglio 2020 e così, a settembre 2020, abbiamo iniziato a “tastare il terreno” per ottenere la nostra residenza senza fissa dimora.
In verità erano già mesi che ci stavamo documentando a riguardo e sapevamo perfettamente quali erano i requisiti, quali documenti era necessario presentare ecc… ecc.. ma abbiamo deciso di iniziare “bussando alla porta” con una semplice email per richiedere maggiori informazioni, nulla di troppo complicato, qualche riga in cui spiegavamo il perché di tale necessità e in cui ci presentavamo per ciò che siamo ovvero due libere professioniste che hanno deciso, per motivi ideologici e lavorativi, di vivere in camper e viaggiare in Italia e in Europa.

Dopo questa email c’è stato un lungo silenzio durato due o tre settimane, silenzio interrotto da un’email di sollecito da parte nostra alla quale ha risposto, telefonicamente, un funzionario del comune di Treviglio che comunque non aveva nulla a che fare con l’ufficio anagrafe, ma che evidentemente aveva preso a cuore la nostra richiesta.
Il funzionario ci ha dato il contatto diretto della responsabile dell’ufficio anagrafe che abbiamo subito provveduto a contattare dato che era ormai evidente che all’email non avremmo mai ricevuto alcuna risposta.
Dall’altro capo del telefono abbiamo trovato una persona decisamente “indaffarata” che con la sua scortesia ci ha liquidate in due minuti senza nemmeno darci il tempo di parlare.
In sostanza la signora responsabile dell’ufficio anagrafe ci ha detto che la pratica sarebbe stata lunga e difficile e che non era assolutamente detto che ci avrebbero concesso la residenza senza fissa dimora e che innanzitutto dovevamo fissare un appuntamento per un incontro conoscitivo in cui, tra le altre cose, avremmo dovuto rendere conto delle nostre giornate…

Sì, hai letto bene, rendere conto delle nostre giornate!

A questo punto non ci abbiamo visto più, abbiamo capito che ciò che doveva essere semplice ed elementare sarebbe stata l’ennesima guerra contro i mulini a vento. Ma non ci siamo diamo per vinte, d’altronde la legge è chiara e concisa, non c’è assolutamente margine d’interpretazione.

CAPITOLO 2 – IL PRIMO ARTICOLO SUL GIORNALE DI TREVIGLIO

Mentre preparavamo tutto il necessario per rispondere a modo al comune di Treviglio, abbiamo pensato che tutta questa faccenda melmosa non dovesse assolutamente passare sotto silenzio e quindi abbiamo preso contatti con il Giornale di Treviglio che si è prodigato per raccontare la nostra storia.

Nel primo articolo ci siamo limitate a raccontare i fatti (come anche in tutti i successivi articoli usciti sul medesimo giornale) e l’intento era quello di mettere l’amministrazione comunale in una posizione in cui fosse costretta a dare delle spiegazioni, cosa che comunque si è ben astenuta dal fare.

Ti lasciamo alla lettura dell’articolo:

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CAPITOLO 3 – DOCUMENTAZIONE E COMUNICAZIONE UFFICIALE

Dopo l’iniziale sconforto e, soprattutto, il categorico rifiuto di “rendere conto delle nostre giornate” che, a fronte della nostra presentazione in cui abbiamo raccontato del nostro lavoro e della nostra scelta di vita, era una richiesta del tutto fuori luogo, abbiamo deciso di continuare forti anche del fatto che le leggi riguardo la residenza senza fissa dimora sono davvero chiare e che, una volta forniti i giusti documenti, non ci sarebbe stato alcun motivo per rifiutare la nostra dichiarazione.

Dichiarazione, ricordiamocelo bene, perché la residenza è un diritto, non è una richiesta ma una dichiarazione di fronte a cui il comune non può in nessun modo rifiutarsi, a patto ovviamente che ci siano i requisiti necessari (e noi li avevamo).
Questo dice la legge, e la legge è uguale per tutti, o quanto meno dovrebbe esserlo…

Una volta raccolti tutti i documenti necessari (se vuoi saperne di più li trovi nell’articolo sulla residenza senza fissa dimora), abbiamo inviato tutto tramite PEC (posta elettronica certificata) al comune di Treviglio.
Di seguito abbiamo deciso di allegare le dichiarazioni, in ordine cronologico, che abbiamo inviato al comune.
Per ovvi motivi non pubblichiamo gli altri documenti riportanti i nostri dati personali, ma nelle dichiarazioni non c’è alcun dato “sensibile” e quindi non abbiamo problemi a renderle pubbliche.
Se quindi, nel procedere nella lettura, qualcosa non ti torna sappi che probabilmente è perché il riferimento alle leggi era già contenuto non solo nel testo delle email che abbiamo inviato, ma anche nei documenti allegati contenenti anche i nostri dati sensibili e che, perciò, non abbiamo ritenuto opportuno pubblicare.

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A questo punto dovevamo solo aspettare una loro risposta che, secondo i termini di legge, sarebbe dovuta arrivare entro 30 giorni…
Di giorni ne sono passati anche 60 e, nonostante i numerosi solleciti via email, solo dopo una poco velata minaccia di denuncia per “omissione d’atti d’ufficio” e un secondo articolo sul Giornale di Treviglio, il comune ci ha finalmente risposto.
Di seguito alleghiamo il secondo articolo al quale, a distanza di una settimana, è seguita la risposta del comune.

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La risposta del comune è stata quanto meno singolare (ma almeno era una risposta! Non ci stavano più ignorando!) e ci ha detto, citiamo testualmente, che “data la particolarità della nostra richiesta, avrebbero mandato il tutto al maggior autorità competente”, quale fosse questa maggior autorità competente però è ancora un mistero. Alla fine dicevano che ci avrebbero dato una risposta “entro e non oltre gennaio”.
Aspettiamo… ormai avevamo aspettato tre mesi, aspettiamo un altro mese…

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CAPITOLO 4 – IL PRIMO DINIEGO

Nell’aspettare una risposta dal comune di Treviglio nel frattempo è arrivato fine gennaio, il 27 per l’esattezza, e di notizie dal comune ancora non ne erano arrivate e così, di nuovo, inviamo un sollecito citando, come già accaduto in precedenza, il reato penale di omissione d’atti d’ufficio ed ecco che magicamente, il giorno successivo, arriva la risposta tanto attesa che vi alleghiamo di seguito:

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Un diniego insomma, e la cosa più fastidiosa è che, dalla loro risposta, si evince in modo piuttosto palese che non hanno capito assolutamente niente del nostro stile di vita, delle necessità e delle scelte che ci hanno spinto a decidere di vivere in camper e del fatto che da nessuna parte abbiamo dichiarato che intendevamo rimanere in pianta stabile a Treviglio, anzi….
Inoltre è stata bellamente ignorata la dichiarazione del nostro domicilio digitale su posta elettronica certificata secondo la seguente legge che abbiamo più volte citato non solo nelle nostre email, ma anche nei documenti riportanti tutti i dati sensibili che qui non abbiamo pubblicato:
Dichiarazione di residenza senza fissa dimora, ai sensi del terzo comma dell’art. 2 della L. n. 1228/1954 e dell’art. 13 del Regolamento approvato con D.P.R. n. 223/1989, con domicilio digitale ai sensi dell’art. 3.bis, c. 1-bis, del D.Lgs. n. 82/2005 e con richiesta di attribuzione dell’indirizzo ai sensi della parte terza, sezione A, della circolare ISTAT n. 29/1992. 

E poi, vogliamo parlare dell’evidente contraddizione? Da un lato ci viene detto che dobbiamo essere reperibili e quindi stabili, dall’altro lato invece ci viene detto che non possiamo essere stabili a meno di sostare in via stabile nella preposta area di via Calvenzano 14 che abbiamo poi scoperto essere un campo rom.
Però, la famiglia che ha già ottenuto la residenza senza fissa dimora, che vive in camper e che sosta stabilmente nell’area camper di Treviglio tutti questi problemi non li ha mai avuti… perché? Mistero.

CAPITOLO 4 – LA NOSTRA RISPOSTA AL DINIEGO… TENIAMO DURO!

Nel diniego del Comune c’era scritto che, entro e non oltre 10 giorni, avremmo dovuto fornire maggiore documentazione a sostegno della nostra istanza e così, il giorno stesso, ci siamo prodigate per scrivere un’altra dichiarazione ancor più dettagliata anche se dai toni decisamente scocciati.
La alleghiamo di seguito:

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Non contente ci siamo immediatamente consultate con un amico che vive in camper come noi e che di recente ha ottenuto senza il benché minimo problema la medesima residenza in un comune della provincia di Perugia.
Il nostro amico, che è pratico del mondo politico e sa come funziona, ci ha mandato una bozza della sua dichiarazione e così ne abbiamo creata una ad hoc nostra corredata da tutte le informazioni necessarie e anche da quelle non necessarie.

Alleghiamo di seguito la terza comunicazione, inviata comunque lo stesso giorno della seconda, giusto perché volevamo essere assolutamente chiare.

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CAPITOLO 5 – IL GIORNALE DI TREVIGLIO TORNA ALL’ATTACCO E INTERVIENE ANCHE LA MAMMA!

Ormai avrai capito che tutta questa faccenda puzza di qualcosa che forse sarebbe corretto chiamare discriminazione, non trovi?

Ovviamente non siamo rimaste con le mani in mano e abbiamo prontamente aggiornato anche il Giornale di Treviglio che ormai si era appassionato alla nostra storia… ed è così che è uscito il terzo articolo sulla vicenda!

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Mentre aspettavamo i tempi biblici del comune di Treviglio, nel frattempo la mamma di Elena si era decisamente scocciata di tutta la vicenda… mettiti nei suoi panni, cosa penseresti se dicessero a tua figlia di andare a vivere in un campo rom? Non che ci sia nulla di male, sia chiaro, ma dato che a più ripetizioni abbiamo spiegato come non fosse mai stata nostra intenzione essere stanziali a Treviglio, che motivo c’era di invitarci al campo rom?
Anche questo è un mistero che rimarrà senza risposta…

Cinzia, la mamma di Elena, ha quindi deciso di prendere un appuntamento con la responsabile dell’ufficio anagrafe del comune di Treviglio per chiedere di persona quali fossero le motivazioni di tutta questa interminabile tiritera e quali fossero i reali motivi ostativi all’ottenimento della residenza dato che, leggi alla mano, era più che chiaro che ci fossero tutti i requisiti del caso.
Dopo una settimana Cinzia si presenta in comune, ad accoglierla la signora responsabile dell’ufficio anagrafe che però ha preferito non esporsi, lasciando che la mamma di Elena parlasse direttamente con il sindaco.

Beh, in questo caso noi possiamo solo riferire quanto riportato da Cinzia quindi non potremmo mai sapere cosa sia realmente successo, ma la mamma di Elena non è di certo una persona che racconta frottole, anzi…
Ciò che la mamma di Elena ci ha raccontato è vergognoso: il sindaco, a detta sua, è stato sgarbato e arrogante e, alla fine, nonostante la mamma di Elena lo incalzasse a dare delle risposte, lui si è limitato a dire che “non ci sono i presupposti”. Alla domanda “quali sarebbero questi presupposti?” il sindaco ha preferito rispondere con il silenzio… lasciamo a voi le considerazioni a riguardo.
Alla fine la mamma di Elena ne aveva abbastanza di essere trattata con sufficienza e se n’è andata dagli uffici comunali decisamente arrabbiata!

CAPITOLO 6 – IL DEFINITIVO DINIEGO E L’AVVOCATO

Nonostante fosse ormai chiaro che il comune ci avrebbe risposto con l’ennesimo diniego, la loro risposta si è comunque fatta attendere a lungo, come da tradizione ormai.
Abbiamo dovuto mandare il trilionesimo sollecito con la trilionesima minaccia di omissione d’atti d’ufficio per farci spedire, magicamente il giorno successivo, la lettera in cui sostanzialmente si ribadiva quanto già detto precedentemente, contraddizioni comprese.

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La cosa buffa è che, in quest’ultima comunicazione, il comune si è addirittura prodigato a mandare un vigile urbano a controllare la nostra effettiva presenza pur sapendo benissimo che noi ci trovavamo altrove ormai da mesi come avevamo già più volte ribadito nelle svariate comunicazioni via email. E anche qui la contraddizione: dovremmo essere stabili sul territorio comunale ma al tempo stesso non possiamo sostare “stabilmente” (cosa che comunque, lo ribadiamo, non abbiamo mai e poi mai avuto intenzione di fare) nell’area camper comunale quando invece l’altro nucleo famigliare presente ha un trattamento ben diverso in quanto non solo può sostare in via stabile nell’area camper comunale (e i vigili sono perfettamente al corrente di ciò), ma addirittura gli è stato suggerito dalla responsabile dell’ufficio anagrafe stesso di eleggere proprio la sede del comune di Treviglio come loro domicilio, possibilità che a noi non è mai stata nemmeno suggerita.

Anche qui la faccenda puzza di discriminazione e purtroppo la puzza si fa sempre più persistente.
Che poi, notiamo come, in questo caso, le comunicazioni ufficiali possano essere avvenute senza alcun problema a mezzo PEC (posta elettronica certificata) mentre, secondo loro, avremmo dovuto indicare per forza un domicilio fisico per poter ricevere le comunicazioni ufficiali… anche questo è un mistero!
Il paradosso è che sulla nostra casella di posta elettronica certificata siamo sempre reperibili, cosa che non si può dire di una casella postale che, se anche l’avessimo aperta presso l’ufficio postale di Treviglio, sarebbe comunque rimasta lì abbandonata per tutti i mesi in cui noi non siamo presenti sul territorio, come infatti abbiamo spiegato nelle nostre svariate dichiarazioni.

A questo punto abbiamo deciso che era giunto il momento di farci rappresentare da un avvocato perché il comune di Treviglio non solo ci ha lasciato in una posizione scomoda per mesi (infatti abbiamo dovuto più volte spiegare la nostra particolare situazione alle forze dell’ordine che, anche se raramente, ci hanno fermate), ma ha anche letteralmente calpestato i nostri diritti permettendosi di ignorare bellamente delle leggi quando invece dovrebbe essere il primo non solo a conoscerle e rispettarle, ma ha anche il compito di farle rispettare.

L’avvocato per diverse settimane ha analizzato il tutto e alla fine, bonariamente, ci ha suggerito di rifare la dichiarazione indicando però un domicilio fisico dato che è l’unico elemento su cui il comune sembrava, anche se illegittimamente, puntare.
Riguardo invece “all’invito” a sostare al campo rom su quello non c’era nemmeno da discutere, era una richiesta assolutamente inammissibile secondo l’avvocato.
Se poi, anche una volta dichiarato un domicilio fisico, il comune si fosse rifiutato di concederci ciò che, secondo la legge, ci spetta di diritto, allora si poteva avviare una lunga procedura di denuncia.

Così, mentre pensavamo a dove mettere il nostro domicilio, ci siamo scontrate con il fatto che, effettivamente, aprire una casella postale per noi sarebbe stato quanto meno scomodo e comunque avremmo dovuto incaricare qualcuno della nostra famiglia per andare a controllare saltuariamente.
E poi, se anche questa volta il comune ci avesse fatto aspettare mesi e mesi senza alla fine nulla di fatto? Quanto tempo e soldi sarebbe poi costato intervenire legalmente? Volevamo davvero tutto questo?

No. Sinceramente no. Siamo esauste, davvero esauste di lottare contro i mulini a vento per qualsiasi minima cosa.
Il periodo, per noi che lavoriamo comunque in campo artistico, è stato ed è tutt’ora funesto, abbiamo vissuto con i nostri soli risparmi e quel poco di lavoro che siamo riuscite a racimolare, valeva davvero la pena spendere il frutto dei nostri sforzi contro una persona per cui siamo alla stregua di una pulce fastidiosa nell’orecchio?
No, non ne vale assolutamente la pena.

CAPITOLO 7 – LA MAGNIFICA EFFICIENZA DEL COMUNE DI ARCENE

Proprio mentre stavamo per chiamare l’ufficio postale del comune di Treviglio per chiedere informazioni su una casella postale, ecco che arriva l’illuminazione… perché non bypassare il comune di Treviglio e provare con il vicino comune di Arcene in cui risiede la mamma di Elena?

Idea geniale che prima non avevamo preso in considerazione per il solo fatto che comunque, alla fine, continuiamo a ritenere che Treviglio sia il vero centro dei nostri affari lavorativi, anche in virtù del fatto che sarà sempre comunque l’area più comoda in cui sosteremo nei giorni in cui dovremo lavorare o anche solo fare il carico e scarico oltre che il punto più comodo per far visita ai parenti di Elena.

Cinzia, la mamma di Elena, si è quindi recata agli uffici demografici del comune di Arcene per raccogliere qualche informazione. Dopo l’iniziale perplessità dei funzionari comunali, il tutto si è risolto semplicemente dicendo che dovevamo mandare la documentazione in nostro possesso, la medesima che abbiamo inviato al comune di Treviglio, e poi loro avrebbero fatto il resto.
Detto fatto. L’indomani Elena si è messa al pc a compilare nuovamente tutti i documenti necessari e a modificare (quasi per niente) la nuova dichiarazione, sulla base comunque di quella già presentata al comune di Treviglio.
Giusto per essere totalmente trasparenti alleghiamo la dichiarazione che abbiamo inviato al comune di Arcene corredata da una lunga lettera di presentazione che non differisce da quanto avevamo inizialmente scritto anche al comune di Treviglio.

Ecco qui la lettera di presentazione che abbiamo mandato al comune di Arcene:

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E di seguito invece le dichiarazioni, allegate ai vari documenti e dati sensibili, che poco differiscono da quelle che abbiamo inviato anche al comune di Treviglio:

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Come avrai notato differenze sostanziali nelle nostre dichiarazioni non ce ne sono e anzi, considerando che ad Arcene non è presente un’area camper attrezzata e quindi che non solo mancano i servizi, ma anche degli stalli appositi, Treviglio alla fine sarebbe stata la soluzione più ovvia.
Ad ogni modo se anche sostassimo nel comune di Arcene inevitabilmente dovremmo spostarci a Treviglio per fare il carico e scarico.

L’unica differenza sostanziale è che, per evitare inutili problemi (dato che purtroppo viviamo in un paese ancora altamente analogico), invece che insistere sul domicilio su posta elettronica certificata, abbiamo indicato come domicilio l’indirizzo di residenza della mamma di Elena.
Ovviamente avremmo preferito avere tutta la nostra corrispondenza in modo digitale, sempre reperibile sulla nostra casella di posta elettronica certificata, ma vabbè, alla fine ci siamo adattate noi ad un sistema arretrato.

La pratica si è risolta in meno di una settimana, il comune di Arcene non solo non ha fatto alcuna domanda “strana” (come ad esempio chiederci come conduciamo le nostre giornate), ma è stato incredibilmente celere nelle risposte e assolutamente professionale. Mancava un solo documento in cui la mamma di Elena dava il suo benestare ed accettava che il nostro domicilio fosse fissato presso la sua residenza e fine, una volta fornito quel documento due giorni dopo avevamo la nostra residenza!

CAPITOLO 8 – LA LETTERA AL GIORNALE DI TREVIGLIO E L’ULTIMO ARTICOLO

La pratica presso il comune di Arcene non era ancora conclusa, ma sapevamo che quasi sicuramente avrebbe dato un esito positivo e perciò se da un lato eravamo felici di aver finalmente concluso questa infinita battaglia per i nostri diritti, dall’altro ci sembrava assolutamente ingiusto che il comune di Treviglio passasse impunito dopo tutto questo calvario.

La legge è uguale per tutti, teniamolo ben a mente!

Una mattina Elena si è messa al pc e ha scritto di getto una lunga lettera/riflessione che pensava di mandare al Giornale di Treviglio che ancora aspettava l’evolversi della vicenda per scriverne un nuovo articolo conclusivo.

La lettera la alleghiamo qui nella sua versione integrale dato che, ovviamente, per motivi di spazio editoriale, il giornale ha dovuto tagliarla (e l’ha fatto comunque in maniera egregia).

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Dopo aver inviato questa lettera al Giornale di Treviglio, l’articolo non si è fatto attendere a lungo ed è uscito la settimana stessa, proprio il giorno in cui il comune di Arcene ci ha confermato la nostra residenza senza fissa dimora.
Ecco di seguito l’articolo:

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CONCLUSIONI

Se sei arrivato a leggere fino a questo punto non posso che complimentarmi con te! Ci abbiamo messo ben 3 giorni per mettere insieme tutto il materiale e scrivere questo lunghissimo “articolo” (che sarebbe meglio chiamare Nuova Divina Commedia).

Perché l’abbiamo fatto? Perché “perdere” tutto questo tempo a scrivere una tale tarantella, perché riesumare quelli che sono ormai dei brutti ricordi di un’altrettanto brutta vicenda?
Per tanti svariati motivi, primo tra tutti la trasparenza.
Sì perché in questa vicenda ci sono troppe cose non chiare, troppi misteri irrisolti e noi volevamo raccontare al mondo ciò che ci è successo esponendo tutti i fatti che abbiamo vissuto in prima persona, il tutto nell’assoluta e totale trasparenza, allegando anche documenti che solo gli addetti comunali e gli avvocati hanno visionato.
Non c’è alcun “segreto di stato” in questi documenti, nessun dato sensibile, niente che non possa essere reso pubblico dato che ci riguarda in prima persona.
Un altro motivo per cui abbiamo deciso di raccontare tutta questa storia è perché vogliamo in qualche modo essere vicine a tutte quelle persone che, come noi, in un modo o nell’altro, si stanno scontrando con una burocrazia retrograda, con funzionari comunali incapaci che purtroppo, troppo spesso, ignorano o fanno finta di non conoscere la propria materia.
Tutto questo spesso accade nel totale silenzio mediatico. Persone che si ritrovano a fare delle vere e proprie guerre, dei voli pindarici solo e per ottenere ciò che spetta loro di diritto, e nessuno lo sa perché nessuno ne parla ed ecco anche perché noi abbiamo deciso di parlarne.

Dobbiamo ormai accettare il fatto che la società è in continua evoluzione, che le ideologie cambiano, che le persone non possono rientrate tutte in una stessa etichetta e in un’identica categoria perché le persone sono diverse, il mondo è bello proprio perché è vario! Non tutte le persone amano vivere in città, non tutte amano la confusione, non per tutte le persone è importante avere una bella macchina o una bella casa… non è più possibile ignorare il fatto che esistano realtà ben diverse da quelle trasmettono in tv e non è assolutamente ammissibile che queste realtà vengano forzatamente messe a tacere solo perché sono considerate come “diverse”.

Abbiamo ampiamente dimostrato di essere due persone oneste, lavoratrici, ecologiste e assolutamente rispettose delle leggi vigenti, perché quindi negarci ciò che ci spetta di diritto?

E soprattutto, perché nel comune di Arcene è stato possibile ottenere in meno di una settimana ciò che a Treviglio invece ci è costato 6 mesi di battaglia?

Vorremmo tanto avere una risposta a tutte le nostre domande, e soprattutto ci piacerebbe tanto portare la luce su tutti quei “misteri” di cui è costellata tutta questa storia, ma purtroppo sappiamo che sarà molto, molto difficile se non addirittura impossibile perché, evidentemente, chi dovrebbe rispondere a queste domande non ha la capacità, o la volontà, di essere altrettanto trasparente.

14 risposte a "RESIDENZA IN CAMPER – La nostra storia infinita…"

  1. Brave, ragazze.
    Nonostante io sia convinto, per età ed esperienza, che ci siano battaglie che alla fine sul piano individuale non vale la pena di combattere, so anche che se la società fa passi avanti sul piano sociale e culturale il merito è di chi ignora, per età ed esperienza, quello che io so. Quindi grazie.

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    1. Con il tempo anche noi abbiamo imparato a lasciar perdere le così dette “battaglie perse” o meglio, a lasciar perdere tante cose per cui magari, fino a qualche anno fa, avremmo battagliato… però al tempo stesso ci rendiamo conto che non lottare significa anche non fare nulla per cambiare qualcosa e questo non è giusto quindi abbiamo raggiunto un compromesso: facciamo le nostre piccole e personali battaglie giorno dopo giorno (come ad esempio scegliere uno stile di vita ecosostenibile, non mangiare carne e pesce, produrre meno rifiuti possibili, pulire la sporcizia che troviamo sul nostro cammino ecc…) e poi, come in questo caso, spendiamo molte (troppe) energie in una battaglia che è però importante perché non è una battaglia solo nostra, capisci che intendo? Darla vinta al comune avrebbe significato lasciare impunite persone che hanno agito secondo il loro personale pensiero e non secondo quanto dice la legge, e una persona che ricopre una posizione pubblica non può assolutamente permettersi questo.

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      1. Si, capisco. È per quello che vi ho scritto che vi ringrazio. Perché è grazie a chi combatte ancora le “battaglie perse” che facciamo, ogni tanto, un passo avanti. Tutte e tutti.

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    2. Ciao, da quasi 4 anni senza fissa dimora da meno di un mese accolta dal mio Comune, dove risiedevo, nuova residenza senza fissa dimora.
      Il tutto è stato molto soft inizialmente i dirigenti ufficio anagrafe mi han concesso di tenere la stessa residenza per qualche anno dove risiedevo, poi dopo un po’ di mail da parte loro per chiedermi se ritornavo residente in casa non su quattro ruote e conseguente mio diniego. Mi hanno inviato modulo da compilare e dopo 45 gg e visita di un cortesissimo vigile mi han concesso nuova residenza in via della casa comunale. C’è proprio da dire paese che vai interpretazione di leggi e sensibilità e discriminazione che trovi o no.
      Buona vita e strada ragazze
      Roldano Marzorati

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      1. Purtroppo è vero, capita sempre più spesso di dover avere a che fare con la fortuna quando invece, se si rispettassero alla lettera le leggi che sono scritte nere su bianco, questo non dovrebbe assolutamente accadere.
        Noi purtroppo abbiamo avuto la sfortuna di incappare tanto bene in un’amministrazione comunale “avversa” per questa faccenda, ma almeno siamo siamo state fortunate in altri sensi come ad esempio nel trovare un meraviglioso sindaco nel comune di Brignano Gera d’Adda che ci ha sposate e si è emozionata del nostro amore.

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  2. Ciao Elena e Alessia, premetto che abbiamo anche noi un camper per uso ricreativo, ma non conoscevo la possibilità di avere “una residenza senza fissa dimora”.
    Credo che non abbiate perso tre giorni di tempo per scrivere l’articolo, io l’ho letto, ho trascorso alcune ore imparando qualcosa che non conoscevo, quindi grazie.
    Riguardo alle risposte… forse non le avrete mai, ma non smettete di combattere finché avrete energie e voglia di farlo. Arriverà il momento in cui smetterete ma spero che qualcuno continui per Noi.

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    1. Ciao Valentina, grazie mille per il tuo commento! Siamo davvero felici che questo articolo possa essere stato utile a qualcuno, speriamo lo sarà per molti! Sappiamo bene che le risposte non le avremo mai, ma alla fine ciò che conta è che chi ha sbagliato abbia in qualche modo “pagato” e pensiamo che tutto questo polverone mediatico sia stato anche peggio di un tribunale.
      La legge deve essere uguale per tutti, deve essere rispettata in primo luogo da chi la rappresenta.

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  3. Una storia kafkiana. Si è celato vigliaccamente dietro il paravento della burocrazia un palese intento discriminatorio. La legge non è stata applicata, ma usata per “punire” i cittadini che non rispondono ai propri standard valoriali e “morali”. Brave per aver combattuto, ed aver usato gli strumenti giusti – le leggi della nostra Repubblica. La “sconfitta” è sicuramente della istituzione che vi ha avversate, non vostra (e l’importante è comunque aver trovato una soluzione). In bocca al lupo per la vostra vita e il vostro Amore bello e limpido.

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    1. Grazie! Sinceramente anche noi siamo arrivate a pensare che, sotto sotto (ma nemmeno così sotto in verità), ci sia un intento discriminatorio di qualche tipo, non necessariamente legato al nostro orientamento sessuale, ma rimane pur sempre una supposizione. Noi comunque non ci sentiamo “sconfitte” perché, come dici tu, la sconfitta più grande l’ha avuta l’amministrazione comunale, non noi 😊

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  4. Bravissime ragazze !! Siete fotissime bravissime e bellissime. Chi mon vi capisce non merita ! Brave continuate cosí. Il video che avete fatto e simpaticissimo e genuino. Ciao.

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  5. Grazie Alessia e Elena per questi blog esaustivo e molto chiaro nessuno aveva documebtato cosi’ bene sulla RESIDENZA SENZA FISSA DIMORA perche’ non bisogna leggere chi l’ha ricevuta senza problemi, ma si impara di piu’ da chi come voi ha battagliato. Come aver delle linee guida per esporre una buon testo documentario su noi stessi per gli uffici Anagrafe, per lo piu’ impreparati che non conoscono o ignorano le leggi della loro materia, ma quello che e’ peggio i responsabili non vogliono responsabilita’.
    Grazie per l’articolo illuminate e molto utile.

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  6. salve

    sono sempre Davide.

    Vi invio la comunicazione ricevuta da un altro comune ,per farvi leggere il concetto di surrealismo:
    “Buongiorno
    abbiamo preso in carico la sua richiesta e visto che il primo e più importante requisito per tale iscrizione è quello di essere “una persona senza una dimora stabile o senza tetto” abbiamo chiesto al comune di Cascina di disporre ogni opportuno accertamento al fine di escludere che lei abbia mantenuto la sua dimora abituale nel suddetto comune. ”

    Ma se una persona vuole fare richiesta di RESIDENZA SENZA FISSA DIMORA,e’ un po’ come quando una persona dichiara il cambio di residenza presso un appartamento?
    Ma se una persona richiede la RESIDENZA SENZA FISSA DIMORA,e’ anche per avere un distaccamento dalla famiglia d’origine e avere una propria indipendenza?

    Cioè questa cosa sembra una barzelletta

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